Per un turista che arriva alle Egadi la mattanza altro non rappresenta che un fatto folcloristico. Se si sofferma poi a considerare il "rituale" che precede e accompagna lo svolgersi di tale avvenimento, può anche pensare che esso rappresenti soltanto il sopravvivere di primitive e rozze esperienze marinare e sociali.

In realtà la mattanza è l'epilogo di un complesso di operazioni messe in atto per pescare i tonni con un sistema di reti che nel tempo è stato aggiornato sfruttando l'esperienza acquisita.

 

 

 

Mattanza del 1990  

 

Il principio su cui si basa la pesca è però rimasto immutato nel tempo. I tonni nella loro migrazione durante il periodo della riproduzione vengono intercettati da un tipo di rete (costa) e guidati verso un complesso di camere (isola) formate da reti più robuste. Nell'ultima di queste camere (coppo) i tonni vengono portati in superficie e catturati.

Il termine "mattanza" deriva dal verbo spagnolo "matare" che significa uccidere.

 

In effetti la cattura di centinaia di tonni nel volgere di qualche ora non può che essere cruenta, giacché i grossi pesci, stretti nella parte terminale dell'isola delle reti (camera della morte), nella disperata quanto vana lotta per sfuggire e sopravvivere, finiscono per uccidersi l'un l'altro con poderosi colpi di coda.

Il mare tutto intorno si tinge di rosso, l'eccitazione dei pescatori raggiunge il parossismo e lo spettacolo risulta effettivamente suggestivo, specie per chi lo vede per la prima volta.

 

 

   
Mattanza del 1992  

 

Per la gente del luogo, abituata a vedere ricorrentemente questa sagra marinara, tutta quella eccitazione che la tonnara porta con se nei mesi di aprile e maggio rappresenta qualcosa che caratterizza e dà una specificità al vivere le Egadi.

E, infatti, ogni anno dopo la prima mattanza il mare non profuma più di fondali, ma di quell'odore acre che gli conferisce il sangue del tonno, odore che si armonizza con tutti quelli che il risveglio della natura comporta con l'avvento della primavera.

 

In tale atmosfera la mattanza non è più un semplice fatto di uccisione e di morte, ma un evento che con la sua suggestione stigmatizza il rinnovarsi della vita nell'alternanza delle stagioni. Questa sensazione la si coglie nelle isole, dove la vita fluisce forse un po' monotona, ma certamente non priva di quelle genuine emozioni che tradizionalmente la mattanza ci regala.

Ma la mattanza ha anche una valenza economica: è ricchezza che viene dal mare, è ricchezza che viene da Dio. Di ciò sono consapevoli i tonnaroti quando alla fine di una giornata di pesca, scoprendosi il capo, ringraziano il Signore con la rituale invocazione:

"...e sempri sia ludato u nomi ri Gésu".
 

Febbraio, 1990