Il primo esponente della famiglia Florio sbarca in Sicilia seguendo una corrente migratoria dalla Calabria alla fine del '700. Paolo Florio, padre di colui che diventerà uno dei più celebri capitani di industria dell'800, è un commerciante dalla vocazione marinara ed impianta una piccola drogheria a Palermo. Nel giro di pochi anni vedrà allargare considerevolmente il suo giro d'affari, permettendogli di lasciare al figlio una notevole eredità.

Numerosissime sono le attività di cui è promotore il figlio Vincenzo: dal commercio dello zolfo all’acquisto di case e terreni dai nobili palermitani decaduti, dai cantieri navali al marsala, dalla ceramica alle tonnare.

 

Vincenzo Florio

Palazzina dei Quattro Pizzi

 

Nel 1830 acquista e ristruttura la tonnara dell'Arenella a Palermo.

Nel 1841 prende in gabella dai Pallavicino la tonnara di Favignana ma, nonostante l’attività produca ottimi profitti, nel 1859 rescinde il contratto facendo subentrare il genovese Giulio Drago, a cui si deve la realizzazione del primo nucleo dello stabilimento Florio, denominato “Torino".

Fra le iniziative destinate ad avere maggior fortuna vi è la costruzione di uno stabilimento per la produzione di vino Marsala presso l'omonima città, in concorrenza con le famiglie inglesi che già vi operavano come Woodhouse e gli Ingham.

L'irresistibile vocazione mediterranea della famiglia Florio fa sì che Vincenzo partecipi alla creazione di parecchie compagnie di navigazione, la più importante delle quali è la Compagnia della "Navigazione Generale Italiana". Dalla fusione di questa Società con la Citra nascerà ai primi del '900 la Compagnia Tirrenia.

Riesce ad entrare a far parte, tra l'altro, del Consiglio Superiore della Banca Nazionale del Regno, la più importante autorità economica del tempo.

La palazzina dei Quattro Pizzi, realizzata in stile neogotico nel quartiere della Tonnara dell'Arenella di Palermo, diviene la dimora privata di Vincenzo che vi si ritira con la famiglia.

Alla sua morte, avvenuta nel 1868, Vincenzo Florio lascia al figlio Ignazio una fortuna valutata nell'astronomica somma di 300 milioni di lire.

 

Ignazio Florio senior


Palazzo Florio

 

Nel 1874 Ignazio senior prende possesso delle isole Egadi e dei loro mari acquistandole al prezzo di 2.700.000 lire dai marchesi Pallavicino-Rusconi. Acquisiti i diritti di pesca, amplia le tonnare e ristruttura lo stabilimento per la lavorazione del tonno.

Nel 1876 commissiona all'architetto Almeyda la costruzione del Palazzo Florio, in stile neogotico con gli interni Liberty, che diventa il salotto di Favignana dove invitare gli amici alle feste nel periodo della mattanza.

 

 

Lo stabilimento Florio fu interamente ristrutturato nel 1878 dall’architetto Almeyda e con i suoi 32.000 metri quadri, di cui 3/4 coperti, fu una delle più grandi tonnare del Mediterraneo. E' qui che venne inventato il rivoluzionario metodo della conservazione del tonno rosso sott'olio dopo bollitura.

Dello stesso periodo è la costruzione, ad opera di Almeyda, della Camparìa (gli edifici per il lavoro con le reti e le attrezzature di tonnara).

 

 

A lavorare in tonnara c'erano più di 800 operai tra tonnaroti e braccianti e venne creata una nursery all’interno dello stabilimento per accudire i neonati delle lavoratrici madri.

Ignazio sposò la baronessa Giovanna D'Ondes da cui ebbe tre figli: Ignazio junior, Giulia e Vincenzo.

Nel 1883 ottenne la nomina di senatore del Regno d'Italia.

 

Ignazio Florio junior

Donna Franca

 

La famiglia Florio raggiunge il suo apogeo economico, di immagine e di influenza, quando Ignazio junior succede al padre e sposa la nobile e bella Franca Jacona di San Giuliano, colei che D'Annunzio chiamerà "Donna Franca".

Sono gli anni della Belle Epoque. I sintomi della grave depressione della fine dell'800 che immiserisce le campagne (soprattutto quelle meridionali) vengono cancellati in una frenesia mondana che rende celebre la coppia.

Ignazio junior svolge la sua vita di società nei migliori salotti dell'aristocrazia europea, non lesinando le corti reali. La bellezza di Donna Franca è immortalata da molti pittori (come il Boldini), nei versi di D'Annunzio e negli apprezzamenti e inviti di Vittorio Emanuele di Savoia Aosta o del Kaiser Guglielmo II.

 

Dipinto del Boldini

Villa Igiea

 

Nel 1897 Ignazio inaugura a Palermo il Teatro Massimo, la cui costruzione era stata iniziata dal padre. L'anno dopo viene eretta a Favignana la chiesetta di Sant'Antonio come luogo di culto per i lavoratori in tonnara.

Nel 1899 Ignazio acquista a Palermo Villa Igiea (già Domville), con l'intenzione di farne un sanatorio. Il progetto iniziale cambia in favore della realizzazione di un hotel di lusso, compito assegnato all'architetto Ernesto Basile pioniere del movimento Liberty in Sicilia.

Il villino dell'Olivuzza, ad opera dello stesso architetto, è un edificio in stile Liberty sito nei pressi della Zisa a Palermo, realizzato tra il 1899 e il 1902.

Vincenzo junior, il fratello minore, si dà a uno sfrenato attivismo mondano e sportivo e inaugura nel 1906 la celeberrima corsa automobilistica Targa Florio.

 

Vincenzo Florio junior


Villino dell'Olivuzza

 

Una serie di disgrazie personali, ai primi del '900, colpisce Ignazio Florio e Donna Franca. La morte di tre figli in tenera età nell'arco di due anni fiacca lo spirito della coppia togliendo le speranze di un erede maschio.

La famiglia Florio si troverà dinnanzi ad una realtà economica sempre più depressa e dovrà affrontare fallimenti e chiusure di attività.

Il destino dei Florio, al di là delle gravi vicende familiari, è stato segnato dal sommarsi delle difficoltà del Meridione d'Italia alla tendenza a favorire lo sviluppo industriale delle regioni settentrionali.

Nel giudizio unanime i Florio sono stati i rappresentanti di una Sicilia industriosa, creatrice di ricchezze, moderna e riscattata dall'immobilismo della cultura feudale, una Sicilia centro di vocazione mediterranea ed europea al tempo stesso.

 

Ignazio senior (1896)


Stemma dei Pallavicino

   I Pallavicino e le isole Egadi  _________

Il 16 dicembre 1637 la Regia Corte, sotto il governo di Filippo IV, vendette le Egadi e le tonnare a Camillo Pallavicino per il prezzo di 75.000 onze.

Nel 1688 la casa regnante ritenne opportuno rivedere il contratto di vendita delle isole fatto ai Pallavicino, specialmente per conservare il diretto dominio dei castelli e delle fortezze di Favignana e Marettimo.

A questi ultimi infatti attribuiva molta importanza per la difesa dell'isola, e nell'atto di transizione che ne seguì si riservò ogni diritto su di essi obbligando i Pallavicino a non fare concessioni enfiteutiche di terreni senza l'approvazione della Regia Corte.

Questa clausola aveva per fine d'impedire che sorgessero fabbricati dirimpetto al forte di S.Giacomo che togliessero la visuale del mare e la libera via ai tiri dei cannoni.

In conseguenza di tale ordinanza la nuova chiesa parrocchiale della Immacolata Concezione di Maria Vergine, attuale chiesa Matrice, venne fabbricata all'angolo e non al centro della piazza.

Poiché il popolamento di Favignana era condizionato dalla disponibilità di terra coltivabile, i Pallavicino mediante costose opere di scasso, ne bonificarono buona parte del suolo, recintarono i terreni destinati a giardino ed effettuarono numerose cessioni a censo.

L’isola di Marettimo e quella di Formica furono lasciate incolte e disabitate, mentre a Levanzo venne realizzato un vigneto e furono costruiti magazzini ed un palmeto.

L’operazione di popolamento fu realizzata dai Pallavicino per poter reperire in loco le ciurme necessarie per la pesca dei tonni effettuata sino ad allora da personale stagionale reclutato dai gabellotti sopratutto a Trapani e Marsala.

I Pallavicino nel 1856 tentarono di vendere allo Stato le Isole Egadi, tuttavia ne rimasero legittimi proprietari sino al 1874 allorché con atto del 7 marzo le cedettero in vendita a Ignazio Florio il cui padre Vincenzo le aveva gestite come gabellotto.