A Marettimo, prima di costruire l’attuale chiesa, il
conforto spirituale veniva assicurato da un regio cappellano a cui era affidata
una piccola cappella dentro le mura del castello di
Punta
Troia.
Quando nel 1844 l’isola cessò di essere piazza d’armi, il
castello venne chiuso e con esso venne meno la giurisdizione parrocchiale dei
regi cappellani. Solo nel 1870 la Regia Corte affittò un magazzino che venne
adattato ad uso di chiesa.
I primi cappellani preposti ad officiare la Santa Messa
erano di origine ericina e dedicarono la nuova chiesa anziché a Maria SS. delle
Grazie, già patrona della distrutta chiesetta di Punta Troia, a Maria SS. di
Custonaci. La tela di raffinata fattura raffigurante la Madonna di Custonaci,
datata 1851, è al centro dell’altare dell’attuale chiesa.
Nel 1881 Padre Antonino Mulè da Burgio trasformò il locale
in vera e propria chiesa cristiana, dando inizio ai lavori con le questue e
dedicandola a Maria SS. delle Grazie il 7 dicembre 1887.
Chiesa Maria SS. delle Grazie a Marettimo.
Al centro dell'altare quadro raffigurante Maria
SS. di Custonaci,
a sinistra San
Giuseppe, a destra San Francesco di Paola
Il 19 marzo ricorre la festa in onore di San Giuseppe,
patrono dell’isola di Marettimo.
I festeggiamenti iniziano il 10 marzo con la novena, una
recita di preghiere ripetute per nove giorni consecutivi al cospetto del santo
la cui effigie, oltre che in chiesa, viene incorniciata presso gli altarini che le
famiglie allestiscono nelle proprie case.
L’aria di festa anima il paese sin dalla vigilia quando,
dopo l’alza bandiera con l’immagine del santo, la banda musicale rallegra ogni
via. La sera del 18 si assiste alla Duminiara, un grande falò in cui si
fanno ardere tre cumuli di fascine di legna rappresentanti la Sacra Famiglia.
Nel fuoco centrale, come vuole la tradizione, si bruciavano le vecchie barche al
grido di “Evviva u Patriarca di San Gnuseppe”.
Il 19 marzo, ha luogo il rito delle Alloggiate
rievocante la fuga dall’Egitto. Tre pellegrini bussano al portone chiuso della
chiesa accompagnati da un coro di donne che intonano una nenia di invocazione.
Per due volte il portone della chiesa rimane chiuso ai
pellegrini. Al terzo tentativo, alla domanda “Cu è?” e alla risposta “Gesù,
Giuseppe e Maria”, le porte si spalancano e le campane suonano a festa.
Nella piazza principale si allestisce un palco addobbato
con ramoscelli di mirto, dove, dopo il rito religioso celebrato dal vescovo
della diocesi di Trapani, si svolge su una tavola imbandita il tradizionale
pranzo della Ammitata di Santi, preparato per la Sacra Famiglia. La
musica della banda accompagna, poi, il rito collettivo in cui si mangiano dolci
tipici che per devozione vengono offerti dalle famiglie.
Nel pomeriggio la statua del santo viene portata in
processione casa per casa. La giornata è dedicata anche a San Francesco di Paola, u
Santu Patri, protettore della gente di mare.
Il 20 marzo, ultimo giorno dei festeggiamenti, si
distribuiscono tre panuzzi per ogni famiglia ricordando così come il
Santo Patrono dell’isola sia protettore non solo dei lavoratori e della famiglia
ma soprattutto dei poveri.
La devozione a San Giuseppe richiama nell'isola tanta gente
di Marettimo che vive lontano dalla propria terra e che rientra per l'occasione
anche da oltre oceano. Sono giorni di gioia e coinvolgimento in cui sacro e
profano si mescolano armonicamente.
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