
Il castello di Santa Caterina si trova sulla collina dell’isola
di Favignana a 314 mt di altitudine.
Si suppone che il primo nucleo dell’attuale castello sorga
sullo stesso sito in cui preesistevano rovine di un edificio forse bizantino.
Nel IX secolo i Saraceni costruirono una torre di
avvistamento che i Normanni con Ruggero II d’Altavilla trasformarono in fortino
(1074-1101).
Successivamente il castello fu dato in concessione a
Palmerio Abate, che i regnanti svevi avevano nominato Governatore del castello
di Favignana.
Nel 1498, sotto la dominazione aragonese, il Signore di
Favignana Andrea Riccio (de Carissimo) fece ricostruire e ampliare il forte nella
forma e dimensioni attuali.
Sull’estremità dello stipite destro della porta d’ingresso
del castello era collocato uno stemma che certamente si riferiva alla casata
aragonese. Sotto lo stemma vi era una iscrizione in spagnolo che certificava che
il castello venne rifortificato nel 1616.

Durante gli anni del dominio borbonico (1734-1848) il
castello di Santa Caterina fu adibito a carcere. Dal 1794 vi furono reclusi i
patrioti dei vari moti insurrezionali in condizioni di prigionia a dir poco
inumane. Alcune celle erano paragonabili ad antri bui o a pozzi in cui venivano
letteralmente calati i prigionieri. Il posto divenne tristemente noto come
“fossa di Santa Caterina”.
Qui vi fu imprigionato, tra gli altri, il barone
Giovanni Nicotera dopo la fallita spedizione di Sapri del 1857 con Carlo
Pisacane.
Dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala, nel 1860, la folla
che liberò gli ultimi infelici qui rinchiusi devastò nella sua furia l’interno
delle celle portando via dal castello perfino le inferriate.
In seguito il castello, affidato alla Regia Marina, fu
destinato a stazione semaforica e nella Seconda Guerra mondiale fu utilizzato
come presidio militare. La stazione semaforica chiuse nel 1969.
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